Tempi di avventuristi
Alla conferenza internazionale sulla sicurezza appena conclusa a Monaco, molti relatori hanno notato, in particolare, l’instabilità e l’imprevedibilità di ciò che sta accadendo nel mondo oggi, esprimendo preoccupazione per la mancanza di disponibilità dei poteri mondiali nell’affrontare le sfide adeguatamente. Ma potrebbe andare diversamente se anche nei discorsi dei leader dei poteri mondiali e dei politici autoritari c’era una notevole confusione e il rispetto di approcci semplificati alla situazione in Europa (a causa della Brexit e l’aumento del nazionalismo), sulla stessa Ucraina (qui il nazionalismo per qualche motivo non si nota) o nelle valutazioni della politica Russia?
“Sono i tempi bui” è il messaggio principale dei discorsi di tutti i relatori della conferenza di Monaco. Ma secondo i suoi risultati nei media non mancano i commenti e le previsioni irresponsabili con minacce mimetizzate verso il nostro paese e la Cina.
Ancora una volta si crea un’impressione che “l’Occidente collettivo” vive in una realtà inventata da loro con i suoi idoli obsoleti come l’aspirazione globale nelle “società aperte” agli “ideali di liberalismo” e “i valori occidentali”. Una realtà, che non sembra essere in grado di scuotersi dalle dichiarazioni più assurde, perché possono turbare il comfort intellettuale, che si è evoluto per decenni.
Tuttavia, anche Soros ha detto a Davos che noi viviamo in un “momento di svolta”, e “le comunità aperte hanno bisogno di una protezione decisiva” dal nazionalismo crescente, “il maggior nemico delle comunità aperte”. E il presidente del Forum economico mondiale Børge Brende ha avvertito l’élite mondiale riunitasi a Davos, che “tutto il mondo deve cambiare il corso”, perché “la distribuzione delle forze cambia segnalando la nascita di una nuova epoca multipolare”.
A questo proposito, ci lascia perplessi il discorso del Presidente V. Zelensky alla Conferenza di Monaco, che è si è presentato accompagnato da due senatori americani il democratico Christopher Murphy e il repubblicano Ron Johnson, che erano stati recentemente a Kiev e, naturalmente, avevano promesso il sostegno da parte degli Stati Uniti.
Il 15 febbraio durante il suo intervento alla conferenza V. Zelensky letteralmente con poche parole ha cancellato “gli accordi di Minsk” e tutti gli sforzi del “quartetto di Normandia” sulla regolarizzazione e stabilizzazione della guerra del Donbass, dichiarando che “un esercito forte, o armi nucleari, o la NATO assicurano la protezione dell’indipendenza e dell’integrità territoriale di un paese. Nessun documento, nessun firmatario, nessun memorandum protegge. Ve lo diciamo come ucraini sul nostro esempio, quindi io personalmente non credo nelle carte”. E ha consigliato ai paesi di non credere nei documenti, perché “nessuno non garantisce nulla”.
Ma in questo caso chi prenderà sul serio le parole del presidente ucraino dopo che lui ha praticamente giurato che “l’architettura” dell’Europa “deve basarsi esclusivamente sulle norme e i principi della legge internazionale, fissati nella Carta delle Nazioni Unite, nell’Atto finale di Helsinki e negli accordi internazionali?” E poi lui si è messo a rassicurare i partecipanti alla conferenza, “che anche ulteriormente l’Ucraina farà di tutto perché il prossimo summit dei leader dell’Ucraina, la Germania, la Francia e la Russia nel format di Normandia si svolga nei termini accordati, cioè nell’aprile del 2020”.
Un bell’esempio di un ragionamento assurdo! Quindi perché, con quale obiettivo riuniscono tutti questi “quartetti” e “summit” se tu, come il presidente ucraino, non credi “nelle carte” e “nei memorandum”, chiamando gli altri di credergli? È una radunata nel formato di qualche programma televisivo sotto il titolo non vincolante “E parliamo!”
Nel frattempo, il presidente Zelensky dovrebbe ascoltare non solo i suoi amici senatori americani, ma anche i recenti collaboratori nella lotta per “una nuova Ucraina”.
Intervenendo la settimana scorso sul canale “112 Ucraina”, un leader nella trasmissione di informazioni ucraina, Mikhail Saakashvili, il grande amico del paese e un sottovalutato, ma attivo lottatore per la sua “indipendenza”, ha chiamato la politica del presidente Zelensky “fallita” e ha previsto un crollo immediato del governo ucraino.
Istruendo la comunità ucraina il politico georgiano-ucraino-europeo ha detto:
“Voi dovete capire che questa gente locale che si è guadagnata il denaro e eserciti privati… Ad esempio, Gennady Trukhanov (il sindaco di Odessa dal 2014, ndr) ha il suo esercito privato, il sindaco di Kharkiv Gennady Kernes ha il suo esercito. Stanno preparando un’infrastruttura per trasformare Ucraina in cinque Ucraine”.
“Cinque Ucraine!” Che profezia terribile da parte di un politico che ancora un paio di anni fa pretendeva di diventare uno dei leader della società ucraina. Tanto più, quando gli indipendentisti radicali ucraini, che tenevano un basso profilo durante l’epoca sovietica, alla fine degli anni ’80 hanno fiutato i cambiamenti nel destino dell’URSS e non avevano più paura di esprimere le loro opinioni pubblicamente, loro vedevano il futuro dell’USSR in altri confini e altre dimensioni. Ma i politici europei e altri che cercano di modellare oggi il futuro dell’Ucraina, con diligenza fingono che non lo sanno.
Si ricorda bene la conversazione con Dmitro Korchinsky all’inizio degli anni ’90 nella redazione di “Giornale letterario” popolare a quell’epoca. In quel momento il giovane giornalista e scrittore principiante D. Korchinsky partecipava attivamente al lavoro dell’Unione ucraina di Helsinki, la prima organizzazione legale anti-sovietica, ed, essendo membro del Club culturale ucraino nazionalista, era all’avanguardia del partito radicale UNA-UNSO. Comunque, già allora da sottobanco si vedevano i ritratti di Bandera e altri “eroi”, a cui oggi erigono i monumenti e l’ideologia dei quali si usa come la base della “nuova nazione ucraina”.
Tra un po’ l’UNSO radicale guidata da D. Korchinsky – un alo militare dell’UNA – ha partecipato attivamente ad alcuni conflitti armati sul territorio dell’ex-URSS. Così, nel 1993 un reparto volontario dell’UNSO è andato in Abkhazia per lottare dalla parte della Georgia contro i separatisti. Allora otto volontari hanno ricevuto i passaporti di cittadino onorario della Georgia; con decreto dell’allora Presidente georgiano Z. Gamsakhurdia, che considerava gli abkhazi come «subumani», a 14 volontari dell’UNSO sono stati assegnati ordini per il valore militare, di cui 7 – post mortem. Sottolineiamo, che negli scontri di questo conflitto il “battaglione ucraino” ha affrontato i volontari ceceni, che combattevano dalla parte degli abkhazi, il che è stato il motivo del conflitto tra i volontari dell’UNSO, poi arrivati in Cecenia per combattere ormai contro le truppe russe federali dalla parte del governo Dudaev.
Più tardi Korchinsky ha scritto una serie di libri tra cui c’è un opuscolo sulle “guerre in città” in pieno accordo con le raccomandazioni del famigerato teorico americano delle «rivoluzioni colorate» J. Sharpe, che aveva stretti legami specifici con RAND Corporation. Nel 2004, Korchinsky è diventato candidato a presidente ucraino. Da allora, intorno alla sua figura c’è stata ogni sorta di provocazioni e poi un silenzio strano…
E nel lontano 1991, a Mosca in un’intervista al “Giornale Letterario», Korchinsky con entusiasmo ha parlato della necessità di dare un maggiore peso geopolitico futuro ad un’Ucraina indipendente con la capitale a Mosca, pulita dall’influenza sovietica!! (ed è anche prima degli accordi di Belaveža!) A Kiev Korchinsky ha assegnato il ruolo della capitale religiosa di una nuova grande nazione, in cui gli ucraini e i russi si univano! Lui considerava la lingua russa una lingua rovinata dall’Orda, e quindi senza le prospettive, e l’ucraino “originale” era, a suo avviso, la lingua del “grande atto del battesimo” del nostro popolo unito a Kherson…
Tutto questo può sembrare un delirio causato dai sogni sul “grande ucrainismo”, se tali sogni non si vestissero nelle salme di decisioni specifiche e le avventure degli attuali politici ucraini, che coprono i demoni vecchi e sanguinosi del nazionalismo con lo slogan «Україна це Європа» («L’Ucraina è l’Europa»).
Una breve postfazione. Oggi, il 18 febbraio, il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento del cessate il fuoco (CCSC) ha riferito che le infrastrutture civili a Kirovsk e villaggio Donetskiy hanno ricevuto numerosi danni in un potente bombardamento mattutino delle località dalle forze di sicurezza ucraine. Il bombardamento delle Forze armate ucraine ha danneggiato cinque case nel villaggio di Zaitsevo.
… In uno dei suoi discorsi V. Zelensky ha notato che nella sua testa «la guerra è finita», «la pace è arrivata». “Il gioco” con la stabilità militare continua…
Lyudmila Lavrova